Fondazione della Psicologia dello Sport
La Psicologia dello Sport, specializzazione della disciplina madre psicologica, nasce a livello ufficiale in una data e un luogo ben precisi. E’ stato un momento magico nella storia di un campo del sapere che per costituzione è sia interdisciplinare che internazionale. Interdisciplinare al punto tale che la si potrebbe definire una “scienza di frontiera” (Nascimbene, 2011) strutturatasi a cavallo tra i centri sportivi e i laboratori universitari, in un rapporto sempre aperto con le scienze motorie, la metodologia dell’allenamento tecnico-sportivo e la medicina dello sport. Internazionale poiché, come gli stessi protagonisti dell’attività sportiva (abituati ad essere in viaggio per tournée, gare nazionali e internazionali, titoli continentali) è propensa a un forte e dinamico scambio tra persone di diversa formazione, lingua, cultura ed età.
Nota d’interesse: nei primi passi della fondazione c’è un chiaro contributo della Psicologia italiana. Sì, perché la sua investitura ufficiale avviene a Roma nel 1965 con la celebrazione del Primo Congresso Mondiale e dell’Assemblea costitutiva della Società Internazionale di Psicologia dello Sport (ISSP International Society of Sport Psychology).
L’evento fu presieduto dal dr. Ferruccio Antonelli, decano della Psicologia dello Sport in Italia e in seguitouna figura-chiave per la successiva diffusione della Psicologia dello Sport in Italia e nel mondo dando impulso, tra le altre cose, alla pubblicazione dell’International Journal of Sport Psychology.
Al primo Congresso Mondiale parteciparonopoco meno di 500 colleghi, vennero presentati circa 200 lavori, e da quell’evento nacquero circa 70 Associazioni diPsicologia dello Sport nei cinque continenti (una ventina in Europa). Nella stessa occasione fa le prime mosse quel gruppo di colleghi che, nell’anno 1974, daranno vita all’AIPS Associazione Italiana Psicologia dello Sport.
Antonelli non solo ricoprì l’incarico di Presidente dell’ISSP fino alla sua morte nel 2000 -gli ultimi anni rivestì la carica di Presidente Onorario- ma fondò anche la prima testata italiana di Psicologia dello Sport, la rivista Movimento; a cui subentrerà nel 1992 il Giornale Italiano di Psicologia dello Sport, odierno organo ufficiale dell’AIPS Associazione Italiana Psicologia dello Sport e dell’Esercizio.
Definizione e organizzazione della Psicologia dello Sport
Un caso molto interessante (in termini di organizzazione professionale tra colleghi): nel 1986 oltre 500 membri dell’American Psychological Association (APA) presentano all’APA una petizione per creare la notaDivision 47: Exercise and Sport Psychology.
La Division 47 oggi definisce la Psicologia dell’attività fisica edello sport come:
“lo studio scientifico dei fattori psicologici associati alla partecipazione e alla prestazione nello sport, l’esercizio fisico e altri tipi di attività fisica”.
Possiamo intendere la Psicologia dello Sport come branca applicata della Psicologia della performance, ovvero una disciplina che ha come obiettivo prìncipe quello dell’ottimizzazione delle competenze mentali utili alla prestazione sportiva.
Ma una tale definizione appare riduttiva e in conflitto con un’altrettanta importante visione della Psicologia dello Sport che è chiaramente orientata alla promozione della salute e del benessere psicologico, filone teorico e metodologico storicamente associato ad approcci dal taglio clinico e/o psico-pedagogico. Il più recente tentativo di integrazione tra suddette prospettive -ovvero l’approccio PerformA di Bocchi, Nascimbene e Ortensi (2024)- propone un dispositivo teorico-pratico che affronta le tematiche dello sportivo sia come Persona sia come Atleta.
Inoltre, la Psicologia dello Sport comporta l’applicazione della teoria e della ricerca per la formazionedi allenatori, atleti, genitori, professionisti del fitness e preparatori atletici sugli aspetti psicologici dello sport.
Obiettivo primario è quello di facilitare la comunicazione e la leadership mirate alle diverse fasce d’età, le prestazioni e il divertimento nello sport e l’attività fisica.
Psicologia dello Sport, una disciplina giovane?
Quando facciamo questa domanda quasi invariabilmente ci sentiamo rispondere che la Psicologia dello Sport è una disciplina piuttosto giovane, venuta alla ribalta negli ultimi 10 anni. Nulla di più distante dalla realtà. Lo psicologo americano Norman Triplett nel 1897 pubblica una ricerca il cui intento era quello di capire il motivo per il quale i ciclisti facessero tempi migliori quando gareggiavano in gruppo rispetto a quando giravano da soli. Nelle conclusioni del suo lavoro -considerato il primo articolo della Psicologia dello Sport– Triplett disse: “la simultanea presenza corporea di un concorrente durante la gara serve a liberare dell’energia latente solitamente non disponibile (…)”.
Cosa molto curiosa, la medesima pubblicazione viene considerata come la pietra miliare della Psicologia sociale. Triplett, assieme a Coleman Griffith sono considerati i fondatori della Psicologia dello Sport.
Come si evince da quanto sopra, sin dagli albori della nostra disciplina era presente uno spiccato interesse per la dimensione relazionale in ambito sportivo. Tant’è vero che il paper di Triplett viene da molti considerati il primo elaborato della Psicologia sociale. Sta di fatto che in questo modo diede l’input a tutta una linea di studi ed esperienze tese a comprendere quella particolare dimensione relazionale intercorrente tra i singoli sportivi e le squadre di cui fanno parte (idem rispetto alle società sportive). Rapporto che talvolta si rivela sinergicamente potenziante, e in altre occasioni inibente o conflittuale.
Da tale tronco comune si sono poi aperti diversi filoni di lavoro che hanno provato ad approfondire le forme e le modalità comunicative caratterizzanti la squadra e l’organizzazione sportiva, così come i relativi stili di leadership dei coaches e degli staff tecnico-sportivi.
Flavio Nascimbene
Psicologo dello sport
Bibliografia
Bocchi L. – Nascimbene F. – Ortensi S. (2024). PerformA. Un nuovo approccio psicologico alla Persona-Atleta. Vita e Pensiero Edizioni, Milano.
Nascimbene F. (2011). Guida alla Psicologia dello Sport. Verso un approccio relazionale-ipertestuale, Edizioni Libreria dello Sport, Milano.
Triplett N. (1898). “The dynamogenic factors in pacemaking and competition”. American Journal of Psychology, 9, 507-533.