Il caso montato in questi giorni intorno alla trasparenza dell’operato del nostro Consiglio della Lombardia, merita alcune riflessioni.
Le violente accuse mosse ben esemplificano come la comunicazione possa essere manipolata per fini elettorali, instillando consapevolmente in chi la riceve il sospetto che qualcosa di immorale succeda dietro il sipario.
A fine mandato, ogni consigliere riceve e accetta una penna come simbolo di chiusura del lavoro quinquennale. Un mese dopo, alla vigilia delle elezioni, la stessa penna diventa motivo di scandalo. Inoltre, inizialmente la denuncia dello scandalo parla (erroneamente) di illeciti amministrativi, salvo poi virare la rotta sulla tema etico e morale.
È comprensibile che un Consiglio che investe in un oggetto di marca possa suscitare perplessità, ma queste dovrebbero essere valutate nel contesto di una gestione equilibrata ed efficace delle risorse, con risultati concreti e ampiamente documentati.
Non dovrebbe esserci bisogno di giustificare ulteriormente, ma è comprensibile che nelle colleghe e nei colleghi che non conoscono i meccanismi ordinistici, queste notizie di allarme possano coltivare sentimenti di sfiducia e anche sospetto nei confronti delle istituzioni.
Lasciamo allora parlare i numeri.
- Le entrate contabilizzate nei bilanci di questi ultimi 5 anni sono cresciute in media del 30% arrivando a contare per l’anno 2024 ad un ammontare di 4.926.003,40 di euro.
- Nello stesso periodo preso in esame, al crescere delle entrate le spese di rappresentanza (tanto discusse) sono diminuite: per il 2024 hanno contato infatti in media per lo 0,11% sul totale delle entrate, mentre nella consigliatura 2015-2019, si attestavano sullo 0,33%.
- Se a questo aggiungiamo che il fondo deliberato per le spese legate al cerimoniale è stato di 23.000, ciò non inficia la buona gestione che vede fondi di simile destinazione e di uguale capienza alla precedente consiliatura.
Apprendere dall’esperienza
La comunicazione violenta e populista di questi giorni sfrutta la paura e il malcontento per manipolare il consenso. Le accuse di mala gestione vengono amplificate con un linguaggio drammatico e polarizzante, che colpisce emotivamente gli elettori, facendo leva sulla loro insoddisfazione e spingendoli a cercare un “salvatore” che promette di restaurare l’ordine e la giustizia.
Il rischio, in questi casi, è che la politica si riduca a uno spettacolo di denuncia scandalistica, anziché concentrarsi su promuovere un dibattito costruttivo e soluzioni alle problematiche reali.
Auspichiamo che possiate restare focalizzati sui temi della campagna che riguardano i contenuti, i programmi, le scelte di campo e i veri conflitti che possono essere presenti in questa partita elettorale.
Torniamo al cuore della nostra professione, dove i temi che richiedono la nostra voce sono ancora tanti: compensi inadeguati, precariato, mercificazione della formazione e della professione, gender gap nelle carriere, difficoltà nell’accesso a percorsi di aggiornamento di qualità, ostacoli per i giovani nell’ingresso al mondo del lavoro e per gli specializzandi nel navigare tirocini e sbocchi professionali.
Torniamo al cuore della nostra professione, continuiamo a impegnarci per la tutela del Bene Comune!
Continuiamo a sostenere le nostre candidate e i candidati che, ancora strumentalmente, si sono trovati trascinati in questa campagna di disinformazione e discredito.
Il modo migliore per farlo sarà il voto per Professione Psicolog* – La lista che unisce dal 30 gennaio al 3 febbraio.