Il tirocinio professionalizzante: dalla parte dei tutor

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Ecco la seconda parte della rubrica che abbiamo pensato per approfondire il tema del tirocinio professionalizzante (qui il primo articolo), questa volta dalla prospettiva dei professionisti e professioniste che svolgono l’importante ruolo di tutor.

Il tirocinio professionalizzante (TPV) è una grande opportunità formativa per i giovani che hanno da poco conseguito la laurea magistrale in psicologia.  Esso rappresenta infatti una prima occasione per entrare in contatto con quella che è la vera professione dello psicologo e psicoterapeuta. 

Anche essere tutor di tirocinio rappresenta un’opportunità di crescita per il professionista. Per coloro che sono interessati alla proposta, il gruppo Professione Psicologo vuole fornire una guida su come diventare tutor di tirocinio, su cosa aspettarsi dall’incarico e su cosa esso comporti. 

Prima di tutto: che cosa è il tirocinio professionalizzante?

Si tratta di un periodo della durata di 750 ore, che il giovane studente deve svolgere nel periodo dopo la laurea magistrale. Dopo ver raggiunto un accordo in merito alle attività e agli obiettivi da raggiungere con un docente supervisore del proprio ateneo, il tirocinante è chiamato a contattare un ente, pubblico o privato, che sia convenzionato con la propria università e con il proprio Ordine professionale di riferimento. Esso gli assegnerà una figura professionale che lo possa affiancare in tale percorso: il tutor. 

L’esperienza dovrebbe consentire al tirocinante di svolgere attività pratiche di osservazione diretta, nonché di iniziare ad apprendere e sviluppare le proprie competenze professionali. È inoltre fondamentale che i compiti e le attività da lui svolte siano sostenuti della letteratura scientifica di riferimento. La figura del tutor serve quindi proprio a garantire una supervisione e guida in tutti questi obiettivi. 

Quali sono i cambiamenti dal 2021?

Da decreti ministeriali del 2021 e 2022, anche la laurea in psicologia è diventata abilitante. 

Per gli studenti che in quegli anni erano o sono già iscritti ai corsi di laurea triennale o magistrale, il TPV da svolgere dopo il conseguimento del titolo si è ridotto da 1000 a 750 ore. 

Nella maggior parte degli atenei, coloro che invece si sono iscritti successivamente ai nuovi decreti ministeriali svolgeranno il loro tirocinio in modo del tutto diverso. 

Le 750 ore verranno distribuite durante gli anni accademici già a partire dalla triennale: nei primi tre anni verranno svolte le prime 250, corrispondenti a 10 CFU, mentre nel percorso magistrale le restanti 500, per un valore di 20 CFU. 

In entrambi i casi, i compiti della figura del tutor restano i medesimi, ed è proprio la sua valutazione a garantire l’idoneità del percorso, e quindi a consentire l’accesso dello studente alla PPV.  

Chi può essere tutor? 

Il tutor è uno psicologo che deve essere iscritto all’Albo A da almeno 3 anni e che opera nell’ente di riferimento per almeno 15 ore settimanali. 

Per garantire a ciascun tirocinante un’adeguata supervisione, è opportuno che ciascun professionista non segua contemporaneamente più di 5 tirocinanti, indipendentemente dal numero di sedi in cui esercita. 

Quali sono i compiti di un tutor di tirocinio? 

Come riportano agli articoli 5 e 20 del Codice Deontologico, i compiti previsti per il professionista sono i seguenti:

  • introdurre il tirocinante negli aspetti più specifici e nei contesti della professione;
  • accompagnare e seguire il tirocinante nelle sue attività e nei suoi progressi: deve suggerire, correggere e portare osservazioni critiche sul suo lavoro;
  • alla fine del periodo, valutare il percorso di tirocinio. 

Cosa succede nel corso in cui nel corso dell’incarico il tutor fosse impossibilitato ad assolvere alle proprie funzioni?

Se il tutor, per motivi personali o lavorativi e organizzativi dovesse essere impossibilitato a ricoprire questo ruolo, dovrà comunicarlo al proprio ente di riferimento. Quest’ultimo provvederà a sostituirlo con un professionista che possieda i medesimi requisiti. 

Nel caso in cui il professionista sia un privato, dovrà provvedere lui stesso a trovare un collega a cui delegare l’incarico. 

Nel caso in cui nell’ente o azienda non fosse disponibile un altro psicologo con i requisiti richiesti, sarà necessario indirizzare il tirocinante verso un’altra sede.

Come si diventa tutor di tirocinio? 

Le richieste provenienti da Enti o tutor mai accreditati precedentemente con nessuna delle sedi universitarie della propria regione, saranno valutate da una Commissione Paritetica indicativamente entro la fine del mese.

È possibile inviare la propria candidatura in qualunque momento dell’anno. Essa dovrà però essere completa di tutti i dati richiesti dall’Ordine di riferimento, che in linea generale corrispondono alle seguenti cinque categorie di informazioni: 

  • Anagrafica di base
  • Attività psicologica 
  • Progetti
  • Sedi
  • Tutor

Dopo l’inserimento dei nominativi dei tutor, ognuno di essi riceve delle credenziali personali per richiedere a sua volta l’idoneità alla Commissione Paritetica e poter quindi accettare le richieste dei tirocinanti. 

È fondamentale controllare le scadenze in merito alla procedura di accreditamento nella pagina web del proprio Ordine Professionale. 

Nel caso della regione Lombardia, ad esempio, la richiesta deve esse inoltrata entro e non oltre il giorno 15, e verrà valutata dalla Commissione Paritetica OPL alla fine del mese corrente rispetto alla data di invio. 

Se la richiesta viene inviata oltre il termine e se non è completa di tutti i dati richiesti, la sua presa in carico verrà posticipata. 

Quali sono gli obiettivi che il tirocinante deve conseguire durante il tirocinio?

L’attività di tirocinio deve consentire l’acquisizione e lo sviluppo delle seguenti abilità:

  • Saper valutare un caso clinico. Questo include anche saper utilizzare gli strumenti e le tecniche psicologiche necessari per raccogliere le informazioni; 
  • Saper predisporre un vero e proprio intervento professionale che abbia basi teoriche e scientifiche convalidate. Il tirocinio dovrebbe insegnare anche a saperne valutare l’andamento e l’ esito;
  • Saper redigere un report e fornire una restituzione all’utente o all’ istituzione di riferimento;
  • Saper costruire relazioni adeguate con clienti e colleghi (come dicevamo in precedenza);
  • Essere a conoscenza degli aspetti giuridici ed etico-deontologici della professione, che sono anche oggetto della Prova Pratico Valutativa finale per iscriversi all’Albo professionale. 

Come si struttura un tirocinio professionalizzante?

La legislazione non prevede, innanzitutto, una data precisa di inizio sessione di tirocinio. L’Ordine degli Psicologi della Lombardia ha fornito due finestre temporali consigliate e indicative per iniziare: un periodo primaverile nei mesi di marzo e aprile, e uno autunnale tra settembre e ottobre di ogni anno.

In ogni caso, come accennato, l’attività deve avere una durata complessiva di 750 ore, che il tirocinante può svolgere in un solo ente o divise in due strutture diverse. In questo secondo caso è per lui possibile effettuare due periodi di circa 375 ore ciascuno, oppure una divisione in 500 e 250 ore. È comunque raccomandata una certa continuità di frequenza: anche se il tirocinio viene suddiviso in due parti, spetta allo studente contattare l’ente o il tutor in modo che non intercorra troppo tempo tra l’una e l’altra. 

L’impegno settimanale che si consiglia di proporre quando viene strutturato un progetto di tirocinio oscilla tra le 15 e le 30 ore, da svolgere nell’arco temporale suggerito di 6-12 mesi. 

Nel caso in cui il futuro tirocinante fosse uno studente lavoratore, non gli è consentito di svolgere un’attività professionale o formativa che superi le 30 ore settimanali.

Come si chiude il percorso di tirocinio? 

Il percorso di tirocinio si conclude con la valutazione finale del percorso da parte del tutor di riferimento: il professionista o la professionista dovrà compilare la relativa sezione nel registro o libretto fornito. 

In essa, dovrà specificare le competenze acquisite e ad esprimere un giudizio di idoneità. Nel caso in cui il professionista ritenga che tale idoneità non sia stata raggiunta, dovrà specificarne le motivazioni. Lo studente dovrà quindi sostenere nuovamente il monte ore per il quale non ha avuto un giudizio positivo. 

Diana Margherita Prada – Psicologa, Psicoterapeuta
insieme ai tirocinanti Alexa Bolis, Matteo Gipposi, Giorgia Ravelli, Anastasiya Yauseichyk